mitologie

Una distinzione fra le moderne mitologie narrative secondo me va fatta.
Innanzitutto la puntualizzazione su cosa sia una mitologia narrativa:
miti, leggende, tradizioni, invenzioni usati per costruire una
narrazione, un romanzo ecc. ecc.
Ce ne sono di svariati tipi e colori,
tuttavia ne trasceglierò solo 2 per illustrare il mio punto di vista:
La browniana, sottesa al best seller “Il codice Da Vinci”, ormai
epitome di genere grazie al successo e alla  notorietà internazionali,
e quella tolkieniana, che regge l’altrettanto famoso “Il signore degli
anelli”.
Secondo me differiscono alla radice. L’una, quella di
Brown, è frutto di un operazione di piluccamento superficiale,
indifferenziato, raccogliticcio e incosciente di una certa materia
mitologica ricchissima e caotica. Un’operazione del tutto esteriore,
senza personale coinvolgimento e rielaborazione, senza reinvenzione
intelligente e meditata, molto americana in questo, molto frutto
dell’immaginario di ragazzoni venuti su nei sobborghi residenziali
dell’ennesima qualunque cittadina statunitense. L’altra, di Tolkien,
esattamente l’opposto: intelligente e personalissima rielaborazione di
una materia ricchissima e caotica anch’essa, per giunta con fonti più
varie ed eterogenee; rivissuta, meditata, resa coerente dal collante di
un pensiero non banale, profondo, alieno dalla serialità e,
probabilmente, da intenti puramente mercantili, profondo, lieve e
disinteressato come naturalmente il pensiero aspira ad essere.