preferenze

Preferivo e preferisco i tentennamenti e le ambiguità della nostra politica estera ai tempi della prima Repubblica al piattume ultra-ortodosso atlantico di oggi. Quanto era più umano persino un mostro come Andreotti rispetto a questi sepolcri imbiancati bipartisan contemporanei?! Mamma mia quanto stiamo messi male!

ambizioni

La massima aspirazione della quasi totalità dei segretari piddini è stata quella di sostituirsi in maniera più o meno indolore al Cavaliere. Vedremo quel che combinerà Elly, testimone probabile del tramonto dell’uomo delle televisioni… Renzi tuttora sbava e brama di cucirsi addosso i vestiti di colui, fossero anche i 4 stracci che ne rimarrebbero…

comune senso del pudore

Ormai io son navigato, ho visto tanti mari politici in questo disgraziato paese, ma ho ancora voglia di mettermi nei panni di un/una giovane e sbirciare attraverso questo sguardo nuovo: ho visto le sconcezze Renzi-Calenda e mi son vomitato pure l’anima. Dio! Ancora che provo nausea di fronte a dei politici! Non basta tutto il vomito versato?! Allontanate da me questo calice amaro per favore e teneteveli voi questi due maniaci zozzoni… quanto hanno da soffrire le povere creature che crescono oggi!

contrappasso

Vedere “l’Unità”, pur sotto le squallide viste de “il Riformista”, nelle mani di Renzi mi ha fatto scorrere un brivido diaccio lungo la schiena… persino per i comunisti questa Nemesi implacabile è troppo, mi fanno tenerezza schiacciati come sono da quest’ennesima pena infernale… pur tuttavia rimane vero più che mai l’adagio che recita: chi è causa del suo mal pianga se stesso…

Scellerato!

Stamattina ascoltando la radio ho sentito un commentatore dire qualcosa tipo: “… dopo la scellerata decisone di Putin di invadere l’Ucraina…” e la cosa mi ha dato da riflettere. Non che non sia scellerata la decisione di Putin, ma perché mai nessun commentatore ha definito scellerate le decisioni di Bush, di Obama, di Trump, di Biden?! E sì che ne han prese anche di peggiori costoro…

PS
Non cito volutamente i nostri governanti, ché tanto non decidono un bel niente loro.

## s’accascia…

Vado sempre inseguendo il mio proprio pensiero in cerca di raffinamenti logici più agili e potenti, di parole migliori, più calzanti; mi affanno a trovare la giusta combinazione fra intuizione, pensiero ed espressione verbale, spesso smarrendomi in una selva di faticosi non sensi e tortuose vie illogiche. Ogni tanto però m’illumino di senso ed afferro un concetto ben espresso, e allora una certezza solo malamente intuita può divenire, almeno per qualche breve attimo, una scintilla illuminante.

Mi è capitato oggi, quando l’ossessiva considerazione ritornante attorno ai tempi nostri di estrema crisi mi si è scaldata al calore della seguente osservazione: la cultura popolare si sta vistosamente degradando e lo fa da tanto tempo ormai. Vi sembra poco? Come vi spiegate il silenzio agghiacciante di fronte alla frotta di scempiaggini che piovono giornalmente dal mondo politico ed economico? Se il popolo avesse griglie interpretative ben costruite certi massi di cazzate non verrebbero di certo tollerate, tanto per dirne una. Non sto parlando del livello individuale evidentemente, dei singoli, sto parlando del popolo in quanto soggetto ed oggetto della storia (sempre più oggetto piuttosto che soggetto, ahimè…)

rassegnazioni

Oggi, quel che facilmente vengo a notare è l’assuefazione rassegnata della gente all’orrore quotidiano che si dipana in casa nostra e soprattutto nel resto del mondo; è come se il popolo fosse perennemente fissato nel gesto di chi guarda dall’altra parte. La stessa fiacca e rassegnata mestizia la sento in me, insieme alla fatica di elaborare informazioni sempre più copiose sulla decadenza delle nostre società.

Mi domando se nel passato fosse poi così differente da com’è oggi. Mi domando inoltre se il mio autunno esistenziale e personale ci entri qualcosa pure lui in questa illuminazione crepuscolare che ormai “vedo ovunque”.

Le Élite!! E se fossero le élite ad aver smarrito il segreto della luce?! Come al solito il popolo va dietro alle élite, a queste nostre élite sempre più ciniche e sfuggenti, sempre più impegnate a glorificare se stesse auto-contemplandosi, sempre più tese con spasimo a sfuggire le responsabilità di un mondo in disfacimento e a rinchiudersi pervicacemente in un ghetto al contrario…

Ma forse tutto discende dalla natura del potere contemporaneo, schizzato ad una distanza remota ed inattingibile all’uomo comune, che nel frattempo va perdendo fin le ultime briciole di una già scarna fiducia nella politica tradizionale, sempre più percepita come vuota messa in scena priva di qualsiasi capacità di intervento sul reale, impegnata piuttosto nei suoi riti spenti e ripetitivi… a che pro agitarsi quando gli dei sono così lontani ed insensibili?!

abissi

Francamente non riesco a comprendere fino in fondo la furia assatanata che ha adunghiato le classi politiche europeo-occidentali in relazione alla guerra in Ucraina, non capisco proprio quest’eccesso fanatico di atlantismo ed anti-russismo, questa foga precipitosa a soddisfare i diktat americani ed anzi l’affanno a sopravanzarli spesso e volentieri; quel che vedo è una sorta di follia cieca e sorda, un cupio dissolvi universale ed irresistibile… e neanche uno spiraglio di autonomia e buon senso… ancora una volta rimpiango Andreotti e la sua splendida capacità di dire Sì Signore e fare anche altro con le mani dietro la schiena, ma è un rimpianto crepuscolare, doloroso…

scelte

Raccogliendo uno spunto la cui paternità mo’ mi sfugge e il cui contenuto grossomodo è che in una democrazia rappresentativa coerente anche le schede bianche e i voti nulli dovrebbero avere presenza nelle camere dei rappresentanti; per dire: se tali schede ammontano ipoteticamente al 10 % dei votanti, nell’attuale assetto della Camera dei Deputati ci dovrebbero essere 40 seggi vuoti. In questo modo ed in piena coerenza la protesta o l’improntitudine avrebbero rappresentanza politica e starebbero lì come monito perpetuo ai politicanti eletti. Troppo bello per essere vero o anche solo verosimile…

cambiamenti

Nel passato mi capitava di pensare che ad esser veramente coerenti non fosse poi così giusto e rispondente al criterio più forte di democrazia che la nostra legge fondamentale, la Costituzione, risalisse così indietro nel tempo e fosse rimasta sostanzialmente invariata per tanti anni; dopotutto quando son nato io erano già passati la “bellezza” di diciannove anni dalla data di promulgazione! 40 più o meno quando ho iniziato a pormi certe domande, un’eternità! Come poteva la società contemporanea adeguarsi ai dettami di una società che non ci era più?!

Già… le cose cambiano sul serio, oggi penso con orrore vero e profondo che miei contemporanei possano mettere le mani sulla Costituzione del ’47, brividi di schietta paura mi salgono lungo la spina dorsale pensando al parlamento in carica che si occupa di leggi costituzionali… e maledico i Padri Costituenti per aver reso possibile la modifica della legge fondamentale in un parlamento ordinario! Quanta poca preveggenza! Che diamine!!!

varietà!

Dal punto di vista della res publica versiamo in uno stato pietoso, è bene sempre tenerlo presente quando affrontiamo discorsi critici e rivendicativi. Cos’è oggi la partecipazione politica nelle nostre democrazie per esempio? Mero intrattenimento di scarsa qualità intervallato ogni tanto da eventi di pseudo-scelta fra liste di partito ugualmente raccapriccianti. Inoltre le decisioni “vere” in politica e macro-economia sono sistematicamente sottratte allo scrutinio popolare ed al pubblico dibattito, schermate in una lontananza indefinita e nebbiosa, ora vagamente collocate nelle remote tane della tecnocrazia europea, ora nelle sale delle borse d’affari, ora nelle segrete stanze della finanza internazionale, sempre sfuggenti, sempre sottratte alla potestà del popolo. Stiamo messi male, ma veramente.

sotto il vetrino

Mi capita di occuparmi di economia, da profano con scarse conoscenze per la verità, dilettante occasionale senza troppe pretese. In questa mia attività marginale ho sempre, costantemente l’impressione che l’economia come disciplina operi un po’ in un vuoto pneumatico, ossia in laboratorio piuttosto che ”in corpore vili. La mia impressione è che manchi sempre il quadro d’insieme, la realtà per dirla in soldoni, il consorzio umano nella sua interezza. L’economia, il capitale non è un fattore indipendente in alcun modo, al contrario esso è e non può essere altrimenti che un componente di un insieme. Cosa ne farebbero del capitale se non ci fosse una società che lo riconosce e ne permette l’azione? Dove e come si forma il capitale se non per il contributo di tutta intera una comunità? Forse che gli imprenditori farebbero profitti se non ci fossero salariati che producono ed acquirenti che comprano i prodotti? Dipende solo dalla presunta “genialità” dei capitani d’industria e dei manager se una società a fini economici macina utili? No, ovviamente. A questo punto mi pare evidente che chi prende dal corpo enorme della società deve anche restituire perché le cose possano funzionare. Non parlo di restituzione come patronaggio culturale o beneficienza, queste non sono che briciole dopotutto, parlo invece e direttamente del capitale stesso che in parte non trascurabile deve tornare a disposizione del corpo sociale perché è il corpo sociale che lo ha generato, sia pur sotto stimolo. Tutto questo dovrebbe darsi semplicemente perché è giusto e conforme all’essenza stessa della società degli uomini, per nient’altro. Alla luce di tutto ciò il vuoto pneumatico delle scienze economiche di cui sopra mi sembra tutt’altro che neutro o scientifico, sì piuttosto uno stratagemma ideologico volto ad ipostatizzare uno solo degli elementi in gioco, il capitale appunto, “l’eroe” atlantico sulle cui sole spalle si regge il mondo, ossia un’emerita stronzata… vaglielo a far capire!

differenze

La crisi novecentesca si fregiava di uno stuolo di notevoli protagonisti: c’erano Mann e Zweig, Hesse e Schweitzer, Ortega y Gasset e Huizinga, Musil e Valéry, Spengler e Péguy, Benda e Adorno, Freud e Berdjaev, Toynbee e Sombart, Scheler e Weber, D.H. Lawrence ed Eliot, Bernanos e Svevo, Mumford e Carrel, A. Huxley e Burzio, Orwell e Keyserling, Rops e Heidegger. E naturalmente, René Guénon e Julius Evola…

Chi schiera invece la crisi nostra? Quella del secondo millennio? … sto aspettando…